Trenitalia da Caserta a Benevento non esiste
Quello che succede sulla tratta ferroviaria Caserta-Benevento potrebbe diventare materiale per un libro. Un libro horror. Perché in quei 23 chilometri di strada ferrata, che costituiscono un pezzo di uno dei collegamenti importanti della rete ferroviaria italiana (per capirci: da Roma a Bari), se ne vedono di tutti i colori, forse più che sulla Agrigento Palermo, definita la ferrovia peggiore d’Italia.
L’ultima peripezia per i viaggiatori in questo tratto è di venerdì 9 luglio scorso. Treno pronto al binario 5 di Napoli Centrale. Qualche minuto prima della partenza l’annuncio: “Il treno è spostato al binario 3”. Con pochissimo ritardo, si parte. Poco prima di Caserta la giovane capotreno passa per i vagoni comunicando che il convoglio si fermerà e che per le persone dirette verso Telese e Benevento ci saranno autobus sostitutivi all’esterno della stazione.
“Meno male – esclama qualcuno – almeno non faremo mezz’ora di ritardo come ieri”. E come tanti altri giorni: il ritardo è una consuetudine su questa tratta. Sui tabelloni elettronici farebbero bene a scrivere che il treno parte alle 15.57 da Napoli. E arriva, prima o poi… Infatti la previsione “non faremo ritardo…” si rivela errata.
Sono più o. meno le 16.45, quando il gruppo, una ventina di persone in tutto, abbandonato il Regionale, si mette alla ricerca del bus. Il caldo è soffocante. Dei pullman Clp parcheggiati sul lato destro del piazzale sembrano quasi un miraggio. “Non siamo noi i sostitutivi, dovete vedere dall’altro lato” dice uno degli autisti. Diligentemente il gruppo fa inversione. Chi ha il trolley, chi degli scatoloni, in testa al gruppo ci sono i pendolari.
Che poi se questa cosa accade all’arrivo nella Grand Central Terminal, a New York, benedici pure tutti i dirigenti delle ferrovie e i loro rispettivi congiunti, ma se la cosa accade in una delle fermate più scomode e anonime d’Italia… beh, traetene le conclusioni, a proposito di benedizioni.
Gira di qua, gira di là, il bus non si trova. Spunta l’immancabile impaziente “sta arrivando un treno, prendo quello”. Un volontario spiega che “Si fermerà comunque, c’è il problema a Maddaloni, conviene aspettare qui”.
Parentesi: la stazione di Maddaloni Superiore è un piccolo edificio in perenne ricostruzione posto in una landa desolata, tra ex cave che hanno squarciato le colline intorno come se fossero cadute bombe con le lame. Ogni volta che il treno si ferma, scende una persona al massimo; quando i passeggeri tra salita e discesa sono due vuol dire che è successo qualcosa in paese. La stazioncina suddetta viene utilizzata come sosta fissa dei convogli regionali costretti ad attendere il passaggio delle sfreccianti frecce tra Bari, Benevento e Roma. Se la Freccia diretta a Caserta e a Roma, ad esempio, è appena partita da Benevento, il treno appena arrivato a Maddaloni Superiore si pone in ossequiosa attesa fino a quando il convoglio veloce non passa. Perché il binario è uno e la Freccia deve trovarlo sgombro in quanto non può fare ritardo. Del Regionale chi se ne frega! Quando arriva arriva. Che poi se fosse tipo la Stazione di Anversa, allora sai quante benedizioni e parole beneauguranti all’indirizzo dei dirigenti regionali e nazionali delle Ferrovie? Purtroppo però si tratta della scarrupatissima stazione di Maddaloni Superiore, come a dire una sosta senza tempo lungo la Ferrovia Argo Gede in Indonesia. Dunque, di nuovo, provate a immaginare le benedizioni di cui sopra in cosa si trasformano.
Intanto il gruppo di passeggeri in attesa dell’autobus sostitutivo all’esterno della Stazione di Caserta, sotto il sole cocente di un luglio particolarmente caldo, si è sfoltito. No, nessun caduto sul campo, solo che qualcuno ha chiamato in soccorso un familiare, qualche altro un amico. Quando arriva l’autobus ne carica meno di 10 e parte, alle 17.20.
Il resto è semplice cronaca di un viaggio tra le campagne dell’entroterra campano: ogni paesino una tappa, ogni stazione una fermata. Mentre dal finestrino si scorgono i cantieri della nuova ferrovia, quella veloce che collegherà Caserta e Bari. Se ne parla da un paio di decenni. Poi sono arrivate le ruspe, sono state buttate giù delle case, altre cadranno, la strada è segnata e massicci piloni invadono il campo ottico. La fine dei lavori è prevista per una data che viene spostata più o meno ogni sei mesi di un anno o due. Però è previsto che i lavori finiranno e allora tutto tornerà normale in un Paese che normale non è, perfino la bistrattata linea ferroviaria Caserta-Benevento, dove il tempo pare si sia fermato 50 anni fa, quando Trenitalia non esisteva. Infatti nemmeno oggi, qui, Trenitalia esiste.