Il prefetto Valentini lascia Napoli dopo due anni
Sono passati poco meno di due anni da quando il prefetto Marco Valentini è giunto a Napoli. Da allora, un impegno senza sosta per demolire l’ipoteca camorristica sulla città, sostenere la parte maggioritaria dei cittadini che danno luce al capoluogo partenopeo, aiutare chi opera con grande senso di civiltà e comunità come le strutture del terzo settore, «le prime in Italia, un pregio per Napoli».
«Non basta arrestare», ha dichiarato, ieri, Valentini nel corso della conferenza stampa di saluti in occasione del suo pensionamento, «ci sono comportamenti in questa città che vanno contrastati per fare seriamente lotta ad una delle organizzazioni criminali più grandi al mondo che coinvolge i giovani con la droga ed entra nei cicli di produzione».
«C’è una particolare attitudine della camorra a farsi impresa e a riciclare denaro», ha proseguito. «Stiamo ricostruendo anche il fenomeno della diffusione delle armi. E mi piace ricordare il lavoro sui beni confiscati: su tutti Palazzo Fienga, fortino dei Gionta a Torre Annunziata, che ospiterà gli uffici delle Forze di polizia».
Giunto al termine del su incarico, Valentini si dice preoccupato del dato sui comuni sciolti per mafia, soprattutto nell’area Vesuviana e a nord di Napoli: «Abbiamo ritrovato negli enti locali gli stessi amministratori a distanza di 20 anni dallo scioglimento. Mi auguro che si formi una nuova classe dirigente, credibile e orgogliosa del mandato verso i cittadini. Un comune che funziona bene è il miglior antidoto alla criminalità organizzata».
La camorra, racconta, infine, il prefetto, «svia l’azione amministrativa, diffonde la droga in una maniera disastrosa raggiungendo sempre più giovani e giovanissimi. I suoi capitali entrano in tutti i più importanti cicli di produzione: appalti, rifiuti, sistema economico e produttivo. Demolire questa ipoteca che porta povertà alla città, una povertà culturale ed economica, è una precondizione per la forza e lo sviluppo di Napoli negli anni futuri».
Un saluto particolare, al termine della conferenza, lo rivolge agli operai della Whirlpool «la cui vertenza occupazionale lascia finalmente ben sperare. Auspico che la tutela del lavoro diventi un nuovo modello economico e di sviluppo».