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Rinviato a giudizio per proteggere i diritti di 300 lavoratori

Sergio D’Angelo, capogruppo di Avs al Consiglio comunale di Napoli e candidato alle prossime Regionali, ha annunciato sui social di essere stato rinviato a giudizio. L’esponente politico ha spiegato di aver ricevuto dalla Questura la notifica dell’atto, relativo alle manifestazioni pacifiche organizzate a sostegno dei 300 lavoratori di Gesco, licenziati senza preavviso.

D’Angelo, fondatore del gruppo di imprese sociali Gesco, ha espresso stupore e disappunto per i tempi dell’iniziativa giudiziaria: “Succede a quattro settimane dal voto, una coincidenza difficile da accettare serenamente”. Secondo l’accusa, avrebbe promosso riunioni pubbliche per difendere i livelli occupazionali dei lavoratori. Tradotto, D’Angelo afferma di essere finito sotto processo per aver manifestato accanto a chi aveva perso il lavoro.

Racconta di proteste pacifiche, caratterizzate da compostezza e dignità, sottolineando come gli operatori sociali rimangano fedeli alla propria missione educativa anche di fronte alla perdita del lavoro. “La mia colpa – dichiara – sarebbe stata quella di aver preso posizione, di essermi schierato quando centinaia di persone rischiavano di restare senza reddito e quando anziani, disabili e persone fragili rischiavano di restare senza assistenza. L’ho fatto allora e lo rifarei domani”.

D’Angelo critica la situazione italiana, osservando che in un Paese dove la solidarietà diventa reato e la protesta pacifica è punita, la coscienza civile sembra smarrita. Richiama inoltre casi recenti di tensioni legate a manifestazioni, come gli arresti alla Mostra D’Oltremare durante la contestazione della presenza della compagnia israeliana Teva al Pharma Expo, per evidenziare un clima difficile per chi difende i più deboli.

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