Diplomi falsi, indagine arriva nel casertano
Sono oltre 500 gli indagati, anche nel casertano, coinvolti nella maxi inchiesta di Vallo della Lucania sui falsi diplomi con un danno stimato di circa 7,5 milioni di euro alle casse per le pubbliche amministrazioni.
L’inchiesta nel 2019 aveva portato in Terra di Lavoro dove erano state effettuate una serie di perquisizioni alla ricerca di pergamene tarocche. Oggi la svolta. A far scattare l’indagine era stata la segnalazione di un Ufficio scolastico regionale sul fatto che alcuni docenti, per l’assunzione in ruolo nel 2018, avevano presentato titoli di studio non solo molto datati ma anche mai presentati in procedure concorsuali precedenti. A quel punto, i militari dell’Arma hanno deciso di approfondire come mai quei titoli non erano stati mai utilizzati per tanti anni da chi li aveva conseguiti.
Così, acquisiti centinaia di diplomi sospetti su tutto il territorio nazionale, hanno svolto, tra le altre attività investigative, una analisi documentale durata oltre un anno, individuando in oltre 400 documenti con firme false, false pergamene e discrasie tra registri e titoli. Per questo risultano indagate 554 persone accusate a vario titolo per corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Gli inquirenti hanno stimato un danno milionario alle casse delle pubbliche amministrazioni. L’inchiesta, affidata alle compagnie dei carabinieri di Vallo della Lucania e di Agropoli e della sezione di polizia giudiziaria, si è chiusa con 554 indagati a vario titolo per corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Secondo gli inquirenti, i prezzi di ciascuno dei vari titoli di studio non regolari ma rilasciati (diplomi di grado preparatorio, diplomi di specializzazione polivalente, diplomi di qualifica professionale) variavano dai 1.000 e ai 2.500 euro. Quei titoli avrebbero consentito a numerosi indagati, residenti non solo in Campania, di vincere e avere posti migliori in classifica nei concorsi in ambito scolastico, con un danno per la pubblica amministrazione che è stato calcolato in ben oltre 7 milioni e mezzo di euro.