“Avellino in passato ha chiuso gli occhi, Isochimica docet: ora basta”
“Avellino in passato ha chiuso gli occhi, Isochimica docet: ora basta”. Con lo stile di sempre, ma anche con carisma e fermezza, Vescovo Arturo oggi pomeriggio ha fatto sentire forte la sua voce sullo scottante tema dell’ambiente. Monsignor Aiello è intervenuto alla cerimonia di presentazione della comunità locale trasformativa “Laudato Sì” di San Ciro, promossa dalla parrocchia di San Ciro e dalla diocesi di Avellino, la cui mission è quella di promuovere un vero e proprio patto di comunità in dialogo con enti ed istituzioni sulla cura della casa comune.
Ovviamente intenso l’intervento del Vescovo. “Spero che questa comunità – ha detto – non sia l’ennesima sigla vuota: città e diocesi sono stracolme di associazioni vuote, scatole vuote. Ricordiamo sempre che l’ambiente e la terra sono di Dio, la terra non appartiene a nessuno, l’uomo ne è solo custode e contadino. La terra non è nostra. In passato, ad Avellino, nel nome del lavoro, sono stati fatti troppi sacrifici, si è preferito chiudere gli occhi per far insediare una fabbrica che ha poi provocato tanto dolore”.
La dichiarazione fondativa della comunità è stata sottoscritta dallo stesso Vescovo, da Don Luciano Gubitosa e Don Antonio Fucci (parroco e vicario parrocchiale di S. Ciro), Carlo Mele (Caritas diocesana di Avellino, delegato Caritas regionale), Don Emilio Carbone (direttore pastorale sociale e custodia del Creato), Maria Grazia Bongarzone (Madri Canossiane – Provincia d’Italia), Maria Busti (Università per la pace delle Marche), Mirella Napodano (Aps Amica Sofia), Anna Maria Pascale (Comitato Acqua Bene Comune – Aspettando Godot), Anna Catapano (Soc. Coop Generazioni Future), Giovanni De Feo (progetto Greenopoli), Ilenia D’Oria (Archeoclub Avellino), Lorenzo Savignano (neuropschiatra), Salvatore Esposito (psicologo di comunità).
“Abbiamo sentito questa esigenza a sei anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato Sì, straordinario grido di allarme sulle ferite del pianeta e sull’urgenza di un’ecologia integrale. Ci sembra evidente la necessità di approcciare in maniera olistica la questione ambientale, per dare nuovi orizzonti al significato di economia”, afferma Mirella Napodano.
“Ci definiamo trasformativi perché vogliamo promuovere la nuova economia fondata sull’estensione del ciclo dei prodotti industriali, attraverso il loro riciclo e riutilizzo. Vogliamo entrare nel merito dei problemi del territorio – prosegue Napodano – . In Irpinia affronteremo sicuramente l’emergenza ambientale della Valle del Sabato, ovviamente con l’ausilio di esperti. Vogliamo creare poi dei singoli tavoli di lavoro su diversi temi, non solo sull’ambiente. Pensiamo alla cultura, all’arte, alla scuola. Il nostro è un progetto work in progress, aperto a tutti”.
Al fianco di Mirella Napodano, fin dal primo momento, Ilenia D’Oria, presidente di Archeoclub Avellino. “Noi abbiamo una visione della cultura molto ampia. Per cultura, infatti, intendiamo l’essenza dell’uomo in quanto tale. Ci vogliamo e dobbiamo essere per salvaguardare il nostro pianeta, per diffondere pace e bellezza e per fare rete con tutte le realtà del territorio”.