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La squadra come la città: senza progetto

Più imbarazzante della partita di ieri sera c’è solo l’alibi degli arbitri che in molti stanno utilizzando per giustificare l’ennesima stagione fallimentare del Napoli.

Raro leggere o sentire che alla base di tutto c’è l’assenza di un progetto, come quello che consentì il passaggio dalla C alla A in pochi anni. La volontà era chiara e il progetto reale e ben strutturato.

Negli anni quel progetto, però, andava adeguato ai nuovi obiettivi. Invece abbiamo registrato anni e campionati (fino alla partita di ieri sera) ancora con calciatori scadenti (uno per tutti Elseid Hysaj), confusione tattica e mentale, disagio psicologico di ragazzi che prima ancora di essere atleti professionisti sono giovani con le loro insicurezze e fragilità. E non si venga a parlare, per favore, di soldi e vizi.

Quinto posto a 77 punti, uno in meno della Juve che ieri sera ha avuto gioco facile sul Bologna. Il Verona avrebbe dovuto mollare la presa? E perché mai? In base a quale rapporto di amicizia tra tifoserie e società che, è noto a tutti, non si sono mai amate non solo calcisticamente parlando. Juric ha fatto il suo lavoro; Gattuso e i suoi, no. E poi biscotti e dolciumi simili non hanno sempre scandalizzato la tifoseria del Napoli?

Niente scudetto, nessuna coppa, sfumata la qualificazione in Champions, il fallimento (sportivo) del Napoli somiglia a quello della città, dove sono stati rincorsi sogni anziché progettare realtà.

Per la città ci penserà la prossima amministrazione (si spera!). Per il Napoli dovrà pensarci De Laurentiis dal quale si aspetta come primo atto l’ingaggio del nuovo tecnico. Ma subito. Al quale affidare un gruppo rinnovato e motivato, senza mezzi campioni né mezze calzette.

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