La pasticceria campana
La pasticceria campana vanta una tradizione dalle origini antiche e una ricchezza di proposte dolciarie conosciuta in tutto il mondo. Molti dolci campani sono nati nelle austere cucine dei conventi: ricette a lungo tenute segrete fino poi a sconfinare nelle case delle famiglie nobili. Ogni convento aveva la sua peculiarità: il convento delle Maddalene era conosciuto per la preparazione della pasta reale; le zeppole erano specialità del Monastero di Santa Chiara; sulla costiera amalfitana nel Chiostro di Santa Rosa si preparavano delle sfogliatelle guarnite da crema e confettura di amarene.
Nella tradizione dolciaria campana, il cui splendore ebbe inizio a partire dall’Ottocento quando Napoli era la città più popolosa d’Italia, si possono individuare quattro grandi famiglie di dolci.
La prima famiglia è legata alla tradizione contadina il cui esempio più conosciuto è la pastiera (ne abbiamo parlato qui), che si preparava in primavera in occasione delle feste pasquali come auspicio di un raccolto fertile.
La seconda è quella in cui si legge maggiormente l’influenza greca: parliamo di dolci natalizi come i mostaccioli o gli struffoli.
La terza è costituita dai dolci da passeggio come le sfogliatelle, le zeppole, i babà, le zuppette anche note come diplomatici, tutti prodotti che con l’avvento del commercio di massa sono stati esportati in tutta Italia, facendo diventare la pasticceria campana fiore all’occhiello del settore dolciario nel Paese.