“Terra mia non perdere la voglia di lottare”. Il Vescovo di Caserta cita Pino Daniele
“Nel cuore dell’estate, la mia prima da vescovo di Caserta, mentre le nostre città provano a spopolarsi come prima della pandemia e la gente cerca di ritagliarsi qualche giorno di relax, dopo un tempo lungo un anno e mezzo, certamente duro e per certi versi addirittura angosciante, in cui tanti hanno fatto i conti con paure, malattia e morte, cammino per le strade del nostro territorio, a piedi o in auto e, nel tentativo di conoscere e capire, mi fermo a guardare e a pensare”. Inizia così il messaggio che il vescovo di Caserta Pietro Lagnese ha voluto lanciare alla sua comunità per Ferragosto.
“Alla vigilia di Ferragosto, meglio dire della festa dell’Assunta, le strade, complici le temperature roventi, sono quasi deserte e, pressappoco come ai tempi del lockdown, sono tutte spente le voci della città. Penso alle tante persone incontrate, alle storie ascoltate e alle comunità visitate in questi mesi, e con lo sguardo e la mente, come fanno i genitori quando i figli sono partiti, le accarezzo e le benedico”.
Poi cita Pino Daniele: “Terra mia, terra mia, comm’è bello a la penzà. Terra mia, terra mia, comm’è bello a la guardà. Così cantava Pino Daniele. Anch’io provo a fare la stessa cosa. E nel pensare, sento nel cuore una profonda tenerezza. Ma sento soprattutto che questo è ciò che fa Dio. Dio ci guarda e ci pensa! Con commozione e dolcezza. Fu questa anche l’esperienza della Beata Vergine Maria. Sì, così ci dirà, domani, nella festa della sua Assunzione: “Dio ha guardato l’umiltà della sua serva”. Maria si sente guardata; sente che Dio, suo Salvatore, la guarda con occhi di tenerezza e si accorge di essere nel cuore stesso del sogno di Dio: un sogno vero, concreto, a tal punto che già le sembra sia realtà. Perciò, con stupore, canta: grandi cose ha fatto – non dice farà – in me l’Onnipotente. Provo a guardare anch’io così, con gli occhi di Dio, e penso a chi è riuscito a ritagliarsi qualche giorno di riposo e sta pensando a ricominciare, ma soprattutto a chi non ce la fa; a chi in vacanza non è andato perché già è una sfida arrivare a fine mese; a chi è in ospedale, in attesa di sapere che cos’è che non va; agli anziani chiusi in casa, o a quelli ospiti – si fa per dire – nelle case di riposo. Penso a chi è solo e vorrebbe lasciarsi andare, a chi sta facendo i conti con un lutto che proprio non riesce ad accettare. Penso a chi lavora sotto il solleone, ma anche a chi il lavoro non ce l’ha; a chi, ostaggio di logiche di ingiustizia e corruzione, vive senza dignità”.
La conclusione del vescovo è un messaggio di speranza ma anche un appello: “Terra mia, terra mia, mille volte offesa e abusata, ingannata e delusa, terra sporcata, bruciata e insanguinata, Dio ti guarda e ti pensa. Non lasciarti perciò cadere le braccia, non perdere la voglia di lottare e di credere che si possa cambiare. Sì, non lasciamoci rubare la speranza: terra mia, terra mia, comm’è bello a la guardà / Nun è overo, nun è sempre ‘o stesso / Tutt’e journe po’ cagnà”.