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Metropolitana di Napoli, bella e dannata

La cronaca della nuova linea della metropolitana di Napoli appartiene ormai alla storia, gli scavi della linea 1 cominciarono infatti  nel 1976, subendo poi un brusco arresto dei lavori nel 1980 dovuto al terremoto.

La ripresa in seguito tra mille difficoltà, a causa sia della complessa struttura morfologica del territorio, sia di problemi di carattere economico che interessarono il paese e la regione Campania in particolare.

Finalmente nel Marzo del 1993 entra in funzione la prima tratta che collega il Vomero con la zona ospedaliera e nel Luglio del 1995 viene inaugurata anche la tratta che collega la zona collinare con l’area nord di Napoli.

Dagli anni 2000 la svolta, con i contributi economici dell’Unione Europea, tramite i fondi FESR e l’inizio della costruzione di nuove stazioni che diventano delle vere e proprie opere d’arte, come la stazioni MuseoDanteSalvator Rosa e Materdei.

Si arriva quindi al  2007 quando entra in funzione anche la linea 6,  che collega il quartiere Fuorigrotta nell’area ovest della città, alla zona più turistica del lungomare di Mergellina, la linea costruita in parte sul tracciato della “Linea Tranviaria Rapida” progettata negli anni ottanta,  avrebbe dovuto collegarla poi al quartiere Ponticelli, nell’area est della città.

I lavori però non furono mai portati a termine e dopo una serie di controversie tecnico strutturali, dopo un’iniziale apertura, a causa della scarsa attrattività, venne poi chiusa al pubblico nel 2013.

Negli ultimi anni tuttavia, con la prosecuzione dei lavori, la linea 6 ha infine raggiunto il quartiere Chiaia terminando a piazza Municipio con un nodo di interscambio con la Linea 1.

Una lunga epopea, che si intreccia con la storia della città, creando sicuramente una delle linee di metropolitana più belle del mondo, ma altrettanto una delle più inefficaci.

Si aspettano mediamente circa 20 minuti per una corsa durante i giorni feriali e circa 35 minuti i giorni festivi, con punte di 50 minuti, contro una media rispettivamente di 3 e 5 minuti per le metropolitane di città come Roma e Milano.

Si parla tanto di transizione ecologica, di eco sostenibilità, di cultura green dove si invitano i cittadini a lasciare le auto a casa per non inquinare l’aria atmosferica, poi però nessuna forma di “incentivo funzionale” visto l’’inefficienza di questo fondamentale mezzo di trasporto.

E’ di pochi giorni fa poi la notizia che slitta al 2022 la riapertura della metro Linea 6 di Napoli dopo il crollo alla Riviera di Chiaia, nonostante i lavori per la realizzazione delle stazioni sono terminati,  i primi convogli non si vedranno prima della prossima primavera, dopo circa ben 9 anni di chiusura, circoleranno senza l’elettrificazione e trainati in via provvisoria da locomotive a Diesel.

Si è recentemente tenuto anche un sopralluogo dei commissari europei, in quanto la linea 6 è di proprietà del Comune di Napoli, ed è finanziata in gran parte dall’Unione Europea, infatti il Comune insieme alla Regione devono rendicontare le spese sostenute a Bruxelles, per dei lavori ancora non terminati e con una serie di inefficienze che fanno della nostra metropolitana un’opera bella e dannata.

Tra le tante, spetta una grande sfida al nostro nuovo sindaco Manfredi, rendere la rete dei trasporti, compreso quello metropolitano, all’altezza delle altre città Europee, la civiltà di un paese passa anche attraverso l’efficienza di questi servizi, usciremo dall’emergenza Covid prima o poi ed il turismo, già in forte ripresa, merita di essere ulteriormente incentivato offrendo condizioni di trasporto degni di una città bella come Napoli.

Dr. Maurizio Cappiello

Presidente Associazione Terra e Vita

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