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L’avvocato Profeta: «Ho impugnato l’ordinanza di De Luca perché non aveva senso. Poi i miei figli mi hanno detto: non potevi farti i fatti tuoi?»

«Non aveva senso chiudere le scuole e tenere aperti i centri commerciali e le palestre: sono d’accordo con il presidente del Consiglio dei Ministri la didattica a distanza può determinare diseguaglianze e va adottata solo in presenza di criticità reali». Lo sostiene Giacomo Profeta, l’avvocato che, insieme con il collega Luca Rubinacci, si è visto accogliere dal Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, il ricorso contro l’ordinanza della Regione con la quale erano state procrastinate le lezioni in presenza negli istituti dell’infanzia, elementari e delle medie presenti su tutto il territorio regionale. “Parlo da padre, prima che da avvocato – aggiunge Profeta – mi faceva veramente male vedere i miei ragazzi costretti davanti al monitor per la Dad e poi, una volta finite le lezioni, davanti alla console dei giochi».

«La presidenza del Consiglio dei Ministri – aggiunge – si è preoccupata di disporre stringenti norme anti contagio in accordo con il Comitato Tecnico Scientifico e, comunque, come hanno dimostrato le festività natalizie, i ragazzi possono contrarre il virus anche e soprattutto fuori dalle scuole”. Infine, un piccolo aneddoto: «Appena la notizia dell’accoglimento si è diffusa sui media – ammette l’avvocato Profeta – mi sono dovuto sorbire la reprimenda dei miei figli: ‘non potevi farti i fatti tuoi?».

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