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Napoli, chi pensa al voto di ottobre?

Anche se i media nazionali sovente dimenticano di inserire le amministrative di Napoli tra i grandi appuntamenti politici italiani, limitandosi a citare Roma e Milano, le disfide per conquistare Palazzo San Giacomo hanno sempre qualcosa di speciale che non si esaurisce nei limiti politici e geografici della città metropolitana di Napoli.

Lo abbiamo visto quando ci fu lo scontro tra Bassolino e Mussolini e quando per il ballottaggio tra Iervolino e Martusciello si mossero i principali partiti e i rispettivi leader nonostante fossero presi dalla contemporanea sfida per il Campidoglio. Ancora prima, il consiglio comunale di Napoli è stato frequentato da nomi come Pannella, Almirante, Galasso, Tagliamonte. “Io lo chiamavo «Giorgio», lui a me dava del «Pannella»”, raccontava il leader radicale che tante volte a Napoli ha testimoniato il suo impegno, forte; la sua passione politica, vera; la sua idea, visionaria, delle cose e dei diritti e della battaglie.

Sono lontani quegli anni e Napoli vive una strana attesa in questi mesi di vigilia elettorale. Indolente dopo anni di amministrazione svogliata; stremata dalla pandemia; infastidita dai continui conflitti verbali tra il governatore e il primo cittadino, Napoli sembra poco interessata a quello che potrebbe accadere dopo il voto del prossimo ottobre (se sarà confermata la data delle amministrative 2021, spostate per l’emergenza sanitaria).

Contrariamente a quanto molti immaginavano, non riscalda il cuore il ritorno di Bassolino. Clemente sembra più una figura nominata come si può nominare in un reality televisivo che un personaggio politico effettivamente cercato e voluto. Il centro destra ha poche idee e molto confuse. E litiga sui nomi. Il centro sinistra, pure. Ne spuntano diversi ma come in un torneo a eliminazione sembrano rimanere in piedi solo Fico e Manfredi. Altri restano alla finestra, ad ascoltare più che a guardare.

Avanti così sarà difficile portare tanta gente alle urne. Bisognerà convincere i napoletani facendo leva su temi realmente importanti. Non basterà riprendere la questione Bagnoli, buona da proporre ogni 5 anni, né la solita salsa delle periferie.

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