Economia

Sprechi di magazzino: eliminarli aumenta i ricavi del 30%

Gli sprechi si annidano ovunque, anche e soprattutto, nel settore produttivo: “Gli ingegneri della
Toyota hanno individuato –spiega Serena Marcantoni, responsabile Organizzazione e Processi della
SharkNet Company- sei elementi su cui si può lavorare per rendere la propria attività maggiormente
performante, aumentando i ricavi anche del 30%. Un vademecum che, grazie all’esperienza
imprenditoriale accumulata, inizia con il problema della sovrapproduzione. Se un’attività
commerciale, qualunque essa sia, produce più di quello che riuscirà a vendere, avrà in magazzino
dei pezzi invenduti. Questi pezzi invenduti saranno considerati come rimanenze di magazzino e
peseranno sul bilancio come denaro congelato. Inoltre, dove saranno posizionati questi pezzi
invenduti? Molto probabilmente diventeranno obsoleti e occuperanno spazio che poteva essere
occupato da prodotti più spendibili sul mercato. Una situazione ingarbugliata dalla quale si può
uscire in un solo modo: organizzando la propria catena di produzione coordinata con il proprio
software gestionale, nel momento in cui si riceve l’ordine del cliente”.
Il vademecum nasce dall’esperienza dell’azienda che, dalla provincia di Roma, esporta in oltre 50
paesi nel mondo. Movimenti e attese inutili sono altri elementi da considerare, ma le scorte in
magazzino rappresentano di certo un problema decisamente più rilevante: “Faccio un esempio -dice
ancora la Marcantoni – un responsabile di un’azienda di packaging contatta il suo equivalente di una
impresa che utilizza scatole rifinite per imballare e spedire i propri prodotti e gli prospetta un’offerta
che sembra economicamente vantaggiosa, in cambio, però, di un ordine cospicuo. Ma è davvero un
affare? No, a ben vedere: dove metto la merce in più acquistata? Cosa succede se un imprevisto
rovina l’ordine, proprio a causa del mal posizionamento delle scatole ricevute? Anche qui esiste un
solo rimedio: ordinare esclusivamente ciò che occorre, basandosi sui numeri di vendita, in base alla
precisa domanda che arriva dal cliente”.
 
Altro elemento: la perdita di processo che si verifica quando, in una catena di produzione, un pezzo
esce fallato o non è conforme con la qualità inizialmente impostata dall’azienda produttrice: “In
questo caso una delle tecniche che possiamo mettere in atto è il cosiddetto POKA YOKE.
“Nell’applicare questa tecnica si guiderà l’operatore a percorrere esclusivamente la via corretta
nello svolgere l’attività di riferimento all’interno della catena produttiva. Anche in questo caso,
serve un esempio: tempo fa, una volta ritirato il denaro presso le casse automatiche bancarie, alcune
persone dimenticavano di riprendere il proprio bancomat. Analizzata questa problematica si decise
di imporre una regola generale per tutte le casse automatiche: avrebbero prima restituito la carta e
solo successivamente la cassa automatica avrebbe erogato il denaro richiesto. In questo modo, il
problema è stato definitivamente risolto. Grazie appunto al metodo del POKA YOKE”.
 
Sesto e ultimo elemento: il trasporto: “Quando analizziamo questa attività -conclude Serena
Marcantoni – dobbiamo focalizzarci su tutti quei pezzi che l’operatore dovrà trasportare dal punto A
al punto B. Quanto misura questa distanza? Pensiamo per esempio a un’attività commerciale con
più sedi. In questo caso sarà fondamentale organizzare al meglio la catena di produzione includendo
ovviamente il materiale che occorre per la produzione del prodotto stesso. Se il fulcro della mia
catena di produzione è all’interno della sede A e avrò sistemato il materiale per produrre nella sede
B (per questione di spazio) molto probabilmente dovrò considerare un trasporto costante con un
mezzo dalla sede B alla sede A. In questo caso possiamo disegnare una VSM (Value Stream
Mapping) e analizzare, di conseguenza, quanti trasporti si faranno, quanti mezzi utilizzati, il costo

del carburante e tutte le attività annesse. Una volta che ho messo nero su bianco queste
informazioni, sempre insieme alla mia squadra di lavoro e mediante tecniche della produzione
snella, andrò a capire dove intervenire per eliminare o quanto meno ridurre questo spreco registrato.
Se non riusciamo a eliminare definitivamente il problema ma comunque riusciamo a ridurlo, sarà in
ogni caso un successo!
Nel tempo, infatti, applicando ripetutamente queste tecniche, anche e soprattutto allo stesso
processo che presenta problemi, riusciremo costantemente a migliorare il processo stesso”. Spesso,
quindi, la soluzione per chi fa impresa è molto più semplice di quanto si possa pensare e bastano
poche regole per rendere la propria attività più performante.

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