Campania

La migrazione sanitaria nell’era Covid-19: storia di un fenomeno meridionale senza fine

Il fenomeno della migrazione sanitaria dei cittadini del Sud Italia ha lontane origini, la fine della Seconda guerra mondiale ci lascia un Paese stremato moralmente, socialmente, democraticamente ed economicamente con un sistema sanitario a pezzi e la salute degli italiani a rischio, senza tutele e garanzie.

La gestione degli aspetti sanitari relativamente la prevenzione e la cura di malattie non solo infettive, risultava particolarmente complessa nei paesi del sud Italia devastati nelle infrastrutture dai bombardamenti della guerra.

A garantire l’assistenza e la cura ai cittadini, ci pensano prima la nascita della Costituzione nel 1947, che nel suo articolo 32 sancisce il fondamentale diritto alla salute e poi la Riforma Sanitaria del 1978 con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale che, d’altro canto, garantisce ai cittadini la possibilità di esercitare il diritto di cure in strutture sanitarie di Regioni diverse da quella di residenza[1].

Ciò che rappresenta una conquista sociale per il diritto alla cura, al contempo presta il fianco al fenomeno della migrazione sanitaria interregionale dovuta alla disparità di offerta assistenziale tra le regioni del Sud e quelle del Nord del Paese.

La parola chiave è LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

Parola chiave che rappresenta contemporaneamente le cure minime che ogni cittadino dovrebbe poter ricevere nella propria Regione di residenza, e tutte quelle cure che invece, soprattutto nelle regioni Meridionali, non sono oggi assicurate appieno ai cittadini del Sud.

Il termine LEA presenta però un’accezione anche economica, infatti, secondo la perequazione nazionale (distribuzione del Fondo Sanitario Nazionale), le regioni che non possono assicurare i LEA non ricevono incentivi.

Ed è cosi che il Sud, per decenni luogo di carenza di investimenti economici e politici, si è ritrovato, in diverse realtà, a sostenere il peso di piani di rientro economici che hanno aggravato una condizione già precaria.

Modalità organizzativa dubbia e soprattutto non utile alla ripresa di regioni in difficoltà.

Oggi le maggiori criticità si riscontrano in Campania, Calabria, Molise e Sicilia con un aggiornamento per le regioni in piano di rientro, o che sono state in piano di rientro, che risale ad Aprile 2019 da parte dei tavoli congiunti del Comitato LEA e del tavolo adempimenti presso il Ministero dell’Economia e finanza [2].

Uno dei principali problemi che alimenta il fenomeno della migrazione sanitaria è il numero dei posti letto per ogni 1000 abitanti, il quale viene determinato dal DM 70/2015Regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” che vede le regioni del Sud Italia, Campania compresa, tra le regioni con meno offerta di degenza ospedaliera nel pubblico e nel privato accreditato. Tale decreto prevede 3.7 posti letto ogni 1000 abitanti di cui 0.7 per le attività di riabilitazione e lungodegenza, ma in Campana nel 2019 i posti letto per degenza ordinaria erano 3,13 (in linea con il 3.13 di media dell’Italia) ogni 1000 abitanti ma al di sotto dei 3.66 ad esempio dell’Emilia – Romagna, tra l’altro con una offerta assistenziale territoriale più efficiente di molte regioni meridionali [3].

L’ultimo piano ospedaliero in regione Campania 2019- 2021 riportava attivi 18.204 posti letto complessivi, con una programmazione nel triennio fino a 19.841 p.l. ossia un incremento di 1637 p.l. permettendo di raggiungere l’obiettivo di 3,6 p.l. per 1000 abitanti, ma che al momento è ancora in corso d’opera.

Tale decreto rappresenta la pietra miliare del mutamento paradigmatico della concezione di salute.

Ha prevalso in modo sostanziale e definitivo, dal decreto 70 in poi, una “Vision” per lo più economicistica delle cure che con il tempo sta soppiantando quella che era stata per decenni ed era nata come visione universalistica delle stesse.

E poi arriva il COVID: più che una pandemia, una sindemia che riporta all’attenzione il risultato delle scelte economiche effettuate dell’ultimo decennio.

L’offerta del Sistema Sanitario è stata influenzata fin dalle prima fasi della Pandemia e, di fronte all’urgenza di imminenti soluzioni da attuare, si agisce a tentoni, con decreti lampo ed isolati.

Tutti i servizi sanitari regionali hanno reagito limitando l’offerta ordinaria, rinviando gli interventi programmati differibili e scoraggiando la domanda non urgente[4].

Una delle azioni più rilevanti è stata la distribuzione dei posti letto per la terapia intensiva a danno ovviamente dei posti letto cosiddetti “ordinari” ed una relativa diminuzione dell’offerta assistenziale.

La conseguenza è rappresentata dal fatto che, in questi due anni di Pandemia, si sta determinando un aumento delle liste di attesa difficilmente colmabile a breve termine, soprattutto alla luce degli standard previsti per i nuovi posti letti ospedalieri.

Infatti, per mantenere invariato il limite dei 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti, di cui 0,7 per le attività di riabilitazione e lungodegenza, viene previsto il recupero almeno 0,04 posti letto ogni mille abitanti per l’area semintensiva critica dai posti letto di area medica e chirurgica sottoutilizzati [5].

Posti letto in T.I. al 28 Settembre 2021 e prima del COVID   [portale AGENAS]

Nei Piani pandemici regionali, vengono inoltre previsti meccanismi per espandere l’offertaospedalierafino a 14 posti letto di terapia intensiva ogni 100.000 (in precedenza erano 8.42 ogni 100.00 abitanti,e a0,07 posti ogni mille abitanti di terapia semintensiva) [5].

Nel 2018 molte regioni meridionali avevano già un saldo negativo tra mobilità attiva/passiva, ad esempio Campania (- 318.000 euro), Calabria (-281.000 euro), Puglia    (-201.000 euro), Sicilia (- 236.000 euro), che probabilmente si implementerà ancora di più se non si agisce con finanziamenti ad hoc aumentando anche i posti letto di degenza non covid [6].

Per tal ragione la situazione del riparto del fondo sanitario nazionale ed i fondi straordinari del PNRR devono impegnare le istituzioni nazionali e regionali, cominciando dalla conferenza Stato-Regioni, a fare politiche di eque ripartizioni dei finanziamenti tenendo conto dei contesti epidemiologici e sociali delle regioni del Sud.

Ricordiamo infatti che ad oggi, degli indici che dovrebbero essere utilizzati per la corretta ripartizione del fondo sanitario, in sostanza l’unico adottato è quello inerente l’età media della popolazione che, naturalmente, o per puro caso, penalizza le regioni Meridionali e la Campania particolare che ha una età media della popolazione tra le più basse di Italia,  come se essere giovani oggi fosse un difetto.

Occorre utilizzare e ponderare diversamente l’indice di deprivazione sociale, vero elemento discriminante e utile ad assicurare una equa ripartizione di fondi per rispondere a quello che chiede la Costituzione ancor prima che i cittadini, cure per tutti!

Sanare i debiti e portare più risorse nelle casse delle regioni del Sud, permetterebbe di colmare la differenza tra posti letto previsti e effettivi, inoltre il potenziamento dell’assistenza territoriale, cosi come previsto dalla missione 6 del PNRR, anche attraverso le case della salute e gli ospedali di comunità limiterebbe di molto “i viaggi della speranza” di tanti cittadini del Sud che non trovano risposta ai propri bisogni di salute perché’ hanno difficolta’ ad essere ricoverati per carenza di posti letto.

Dr. Maurizio Cappiello, Direttivo Nazionale Anaao Assomed

Dr. Pierino di Silverio, Responsabile Nazionale Giovani Anaao Assomed

Dott.ssa Emilia di Girolamo, CPSI- Esperta di statistica sanitaria e flusso dati

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

  1. GIMBE. Report Osservatorio GIMBE n. 6/2019. La mobilità sanitaria interregionale nel 2017. Luglio 2019. Disponibile da: https://www.gimbe.org/osservatorio/Report_Osservatorio_GIMBE_2019.06_Mobilita_sanitaria_2017.pdf  (ultima consultazione: 13/11/2021 )
  2. Ministero della salute, Servizio Sanitario Nazionale: i LEA. Verifica adempimenti LEA. Ultimo aggiornamento 27 settembre 2021. Disponibile da: https://www.salute.gov.it/portale/lea/dettaglioContenutiLea.jsp?lingua=italiano&id=4746&area=Lea&menu=%20monitoraggioLea (ultima consultazione: 13/11/2021)
  3. ISTAT. Salute e sanità. Servizi sanitari e loro ricorso. Istituti di cura. Posti letto e attività per specializzazione clinica. Disponibile da: http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=31481 (ultima consultazione: 13/11/2021)
  4. ISTAT. Rapporto annuale 2020 – La situazione del Paese. 2020. Disponibile da: https://www.istat.it/storage/rapporto- annuale/2020/Rapportoannuale2020.pdf
  5. Bozza della proposta di aggiornamento DM 2 Aprile 2015 n.70 in discussione ad Ottobre 2021.
  6. GIMBE. Report Osservatorio GIMBE n. 2/2020. La mobilità sanitaria interregionale nel 2018. Settembre 2018. Disponibile da: https://www.gimbe.org/osservatorio/Report_Osservatorio_GIMBE_2020.02_Mobilita_sanitaria_2018.pdf  (ultima consultazione: 13/11/2021)

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