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Irpinia 1980, Sen. Grassi (Lega) “Una ferita profonda da 41 anni. Ma tanto ancora da fare per la sicurezza”

Circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 morti: è il tragico bilancio di quel disastroso evento che squarcio il sud Italia 41 anni fa.

Oggi, nell’anniversario, riaffiorano i ricordi e sui social soprattutto c’è spazio anche per qualche riflessione. Come quella del senatore Ugo Grassi (Lega) per il quale c’è ancora tanto da fare per la sicurezza di un Paese ad alta sismicità come l’Italia.

“Una ferita profonda, ben visibile nonostante siano trascorsi 41 anni – scrive Grassi -. Quelle immagini, come la paura, le portiamo ancora dentro. All’epoca vivevo a Napoli. Sesto piano di un palazzo in collina. Ricordo la corsa lungo il corridoio con i quadri appesi alle pareti quasi in orizzontale per la violenza delle scosse. E ricordo la certezza di morire giacché mi sembrava impossibile che il palazzo potesse resistere”.

Il ricordo della tragedia si unisce al ricordo nostalgico, più intimo. “Ricordo che il mio papà, già un paio di ore dopo la scossa, dopo averci messo al sicuro in un’auto parcheggiata lontano dai palazzi ci disse: “devo andare in ospedale. Stanno arrivando molti feriti. La situazione è grave.” Amo questa terra che mi adottato. E piango con gli irpini i loro morti. Che con profondo rispetto sento ora anche miei. E per uno strano gioco del destino il 23 novembre (del 2012) è anche il giorno in cui ho perso il mio papà”.

Ma, nonostante l’Irpinia, nonostante Amatrice, San Giuliano di Puglia, L’Aquila, Amatrice, non abbiamo ancora imparato la lezione. “Purtroppo non è bastato quel disastro a inculcare in noi la cultura della prevenzione – precisa il senatore della Lega -. Grandi passi in avanti sono stati fatti dal punto di vista normativo con vincoli e prescrizioni in materia antisismica. Altri passi ancora dobbiamo compiere per rendere il nostro Paese, con i suoi tanti piccoli borghi, più sicuro”.

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