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Calvi Risorta: Clan Indagato per Appalti, Rilasciati due Imprenditori

Gli imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio sono stati rilasciati dopo essere stati coinvolti in un’indagine della Dda di Napoli riguardante appalti truccati e il disvio di somme di denaro per eludere le disposizioni antimafia nel Comune di Calvi Risorta. La decisione è stata presa dall’Ottava Sezione del Riesame del tribunale di Napoli, che ha accolto le richieste avanzate dai loro avvocati, Ferdinando Letizia e Giuseppe Stellato, ordinando la scarcerazione dei due indagati.

Il gip Gianluigi Visco del tribunale di Napoli aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro Pezzella e Iorio lo scorso novembre, eseguita successivamente dai carabinieri del Nucleo Investigativo Caserta. Questa misura aveva coinvolto anche l’ex presidente dell’Asi Piero Cappello, che nel periodo compreso tra il 2020 e il 2021 aveva ricoperto la carica di tecnico al Comune di Calvi Risorta, insieme a Giuseppe Napoletano, Carmine Petrillo e Carlo D’Amore. Le accuse spaziano dall’associazione a delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e riciclaggio.

Due gare d’appalto, del valore complessivo di 3 milioni di euro, sono finite al centro delle indagini, coinvolgendo i due imprenditori Raffaele Pezzella e Tullio Iorio insieme ai prestanome delle loro società, Carlo D’Amore e Carmine Petrillo. Una riguardava lavori di manutenzione straordinaria della viabilità comunale interna e di collegamento verso strade sovracomunali come la SS 6 Casilina, mentre l’altra verteva su interventi per l’adeguamento sismico ed efficientamento energetico del complesso scolastico Cales.

Secondo gli inquirenti, Cappello avrebbe modificato l’elenco delle ditte sorteggiate da invitare alla gara attraverso uno stratagemma informatico, alterando la procedura normale prevista dalla piattaforma consortile Asmel.

Durante le indagini è emerso che i due imprenditori, tramite la gestione occultata di alcune società, avrebbero sottratto liquidità per eludere eventuali misure di prevenzione. Una parte dei proventi sarebbe stata destinata al clan dei Casalesi.

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