Cadono le accuse sul presunto Nuovo Clan Graziano: imputati tutti assolti

Il Tribunale di Avellino ha assolto tutti gli imputati accusati di far parte del presunto “Nuovo clan Graziano”, ritenendo insussistente l’associazione mafiosa contestata. Secondo i giudici, il gruppo attivo tra il 2017 e il 2019 avrebbe agito con modalità riconducibili al metodo mafioso in alcuni episodi, ma non avrebbe mai assunto la struttura stabile di una vera organizzazione con vertici individuabili in Fiore Graziano e Antonio Mazzocchi. Le motivazioni complete della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.
La Procura Antimafia aveva richiesto condanne severe nei confronti dei presunti promotori del gruppo, ritenuti responsabili di condotte tipiche di un’associazione di stampo camorristico. Il pm Luigi Landolfi, insieme al pm Simona Rossi, aveva delineato un impianto accusatorio articolato, chiedendo complessivamente sessanta anni di reclusione. Tra le richieste: ventuno anni per Fiore Graziano, ventuno anni per Antonio Mazzocchi e diciotto anni per Domenico Ludovico Rega, con esclusione dell’aggravante dell’articolo 416 bis comma 6 ma con aumento pena per recidiva e continuazione.
Di diverso avviso le difese, che hanno sostenuto l’assenza di elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza di un’organizzazione criminale. Gli avvocati Raffaele Bizzarro, Sabato Graziano e Bibiana Iannaccone hanno evidenziato come, al di là di due episodi estorsivi già riconosciuti in precedenti procedimenti, non emergesse un quadro idoneo a configurare un gruppo strutturato. Secondo la difesa, mancavano prove di una stabile catena di comando, di disponibilità di armi, di attività coordinate o di episodi di assoggettamento tipici delle organizzazioni mafiose. È stato inoltre sottolineato che il presunto ruolo di alcuni imputati risultava incompatibile con quanto ricostruito dall’accusa e che le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Felice Graziano non confermavano una partecipazione attiva di Mazzocchi alle attività del gruppo.
La decisione del Tribunale di Avellino chiude così il primo grado di giudizio, lasciando ora spazio al deposito delle motivazioni, che chiariranno nel dettaglio le valutazioni compiute dal collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato.



