Torre del Greco. L’antica arte del corallo
A Torre del Greco, la cittadina alle falde del Vesuvio, da secoli si
tramanda, da padre in figlio, la nobile arte del corallo. Nei corsi e
ricorsi della moda c’è sempre lui, il cammeo. La bellezza di un oggetto
ricavato da una conchiglia, ha sempre qualcosa di caldo, di morbido come una carezza sulla pelle.
Gli americani lo adorano; gli inglesi li ammirano nelle scenografiche
vetrine di Harrods a Londra. Tedeschi e giapponesi, n’apprezzano i soggetti rinascimentali, biblici o le scene della mitologia greca.
Testimonianze dell’arte incisoria del corallo sono presenti nel Museo
Archeologico di Napoli con la celebre Tazza Farnese, raffigurante
l’allegoria della fertilità del Nilo e i medaglioni marmorei di Donatello
nel cortile di Palazzo mediceo. Qualche tempo fa, al largo di Pantelleria è
stato trovato un relitto di una barca attrezzata per la pesca del corallo, si fa risalire
all’IV sec. d.C.
Gli abilissimi maestri della cittadina torrese, servendosi di lime,
bulini e archetti riescono a produrre autentici capolavori non solo dal
corallo ma anche dalla madreperla, corniola e dall’avorio. Dalle collane
agli orecchini, agli anelli, alle spille, ai bracciali. L’incisione di
cammei su conchiglia ha origini antiche. L’ottanta per cento della
produzione mondiale proviene dalla cittadina alle falde del Vesuvio, in
parte trasferita a Marcianise. I cammei si ottengono da alcune particolari
conchiglie come la Cassis Madascariensis meglio conosciuta come sardonica che possiede un doppio strato, all’interno e di colore marrone bruno, è perfettamente bianca e compatta sulla superficie.