Scoperte e prospettive nel campo oncologico: il Fatebenefratelli in prima linea
Il lavoro del professor Massimo Pancione, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio sotto la direzione di Pasquale Vito, ha aperto nuove prospettive nella comprensione della biologia delle cellule animali e dell’origine delle patologie rare, come pubblicato su Cell Press.
Secondo gli stessi autori, i risultati degli esperimenti sono sorprendenti poiché hanno identificato un nuovo meccanismo molecolare responsabile dell’identità cellulare.
Questo lavoro è stato realizzato grazie alla collaborazione di diversi gruppi di ricerca, sia nazionali (come il professor Luigi Cerulo, docente di Bioinformatica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Unisannio; l’Istituto Telethon di Napoli, il professor Brunella Franco; l’Università di Verona, il dottor Mirco Galiè; l’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, il dottor Nicola R. Forte; l’IRCCS di San Giovanni Rotondo, la dott.ssa Paola Parente; l’Università di Foggia, il dottor Guido Giordano) che internazionali (come l’Università di Strasburgo in Francia, il dottor Johan Busselez).
Il team di ricerca ha utilizzato una combinazione delle più recenti tecnologie bioinformatiche, proteomica spaziale e microscopia ad alta risoluzione per esaminare la presenza di molecole sconosciute all’interno di singoli organelli intracellulari.
È stato identificato un macchinario molecolare chiamato “spliceosoma” che consente alle cellule animali di formare l’RNA maturo ed è stato inaspettatamente trovato sui minuscoli organelli intracellulari chiamati “centrosomi”, che sono cruciali per la divisione cellulare e la formazione delle ciglia sensoriali nelle cellule animali.
Fino ad oggi, la teoria dominante sosteneva che lo spliceosoma si localizzasse ed operasse esclusivamente all’interno del nucleo, che è dove risiede il nostro patrimonio genetico, il manuale di istruzioni che determina ciò che siamo.
I risultati del lavoro condotto da Pancione e i suoi colleghi sono sorprendenti poiché sfidano la visione attuale che considera il macchinario che regola l’espressione e il funzionamento dei geni confinato esclusivamente nei nuclei. Gli studiosi hanno scoperto che questo macchinario, che modifica i geni, può trovarsi anche al di fuori del nucleo, sui centrosomi, che sono necessari per distribuire correttamente il patrimonio genetico durante la divisione cellulare e consentire alle cellule di interagire con l’ambiente esterno.
Il nostro corpo contiene centinaia di tipi di cellule specializzate, ognuna con caratteristiche specifiche che le consentono di svolgere la propria funzione. Tuttavia, tutte le cellule del nostro corpo contengono gli stessi geni, il “libretto di istruzioni” biologico. Quindi, cosa rende ogni tipo di cellula diverso?
Il team di ricerca ha scoperto che un particolare complesso chiamato “spliceosoma citoplasmatico” agisce in modo diverso nelle cellule ed è più attivo nelle cellule staminali, che sono in grado di autorinnovarsi e differenziarsi in cellule specializzate che producono caratteristiche sensoriali e costituiscono i tessuti riproduttivi femminili. Ad esempio, nelle cellule epatiche del fegato, che normalmente non si autorinnovano, questo meccanismo risulta inattivo.
Quando si verificano alterazioni genetiche, come nel caso dei rari tumori maligni del fegato e delle vie biliari (colangiocarcinomi), questi piccoli complessi si attivano, provocando una proliferazione cellulare incontrollata del tessuto e spesso risultando in esiti sfavorevoli.
In sintesi, questa ricerca apre nuove prospettive per la comprensione di fenomeni biologici fino ad ora sconosciuti, che potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nelle applicazioni mediche, aiutando a identificare nuovi bersagli per malattie genetiche rare e non curabili.
Il superiore dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, Fra Lorenzo Antonio Gamos, e la Direzione Amministrativa e Sanitaria sono estremamente soddisfatti del ruolo di Nicola R. Forte, direttore dell’U.O.C. di Patologia Clinica, e dei suoi collaboratori in questa ricerca.