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Rapporto Antigone: «A Santa Maria Capua Vetere una mattanza, ma la violenza non è l’unica emergenza»

L’Associazione Antigone ha presentato il proprio rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione in Italia. «In un carcere sconvolto dalle immagini della mattanza avvenuta nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, questa della violenza non è l’unica emergenza che riguarda il sistema penitenziario italiano. Sono diversi, infatti, i problemi che vanno affrontati con urgenza» spiega il presidente Patrizio Gonnella.

Secondo l’associazione resta presente quella del sovraffollamento con un tasso che supera il 113% con oltre 53.000 detenuti a fronte di 47.000 posti disponibili. «Per affrontare la questione basterebbe incentivare le misure alternative. Sono poco meno di 20.000 i detenuti che, con un residuo pena di meno di 3 anni, potrebbero accedervi. Un ulteriore intervento potrebbe riguardare una modifica della legge sulle droghe. Un detenuto su 4 ha una diagnosi di tossicodipendenza e queste persone andrebbero prese in carico dai servizi territoriali per affrontare la loro problematica e non chiusi in un carcere» prosegue il presidente di Antigone.

Nonostante la pandemia, negli ultimi 12 mesi l’osservatorio di Antigone ha visitato 67 carceri. «Nel 42% degli istituti oggetto del monitoraggio – sottolinea Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio sulle carceri – sono state trovate celle con schermature alle finestre che impediscono passaggio di aria e luce naturale. Nel 36% delle carceri vi erano celle senza doccia (il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che, entro il 20 settembre 2005, tutti gli istituti installassero le docce in ogni camera di pernottamento). Nel caldo di questi giorni estivi si può facilmente immaginare la difficoltà di vivere in questi luoghi. Difficoltà accentuata dal fatto che, proprio a causa della pandemia, nel 24% degli istituti ci sono sezioni in cui si è passati dal regime a celle aperte a quello a celle chiuse. Anche se il primo resta ancora predominante».

Un intervento urgente riguarda anche quello delle assunzioni di personale civile (educatori, mediatori, psicologi). La detenzione costa allo Stato 3 miliardi, di cui il 68% è impiegato per la polizia penitenziaria. Solo nel 65% degli istituti visitati da Antigone, meno di 2/3, c’è un direttore assegnato in via esclusiva. Negli altri, il direttore era responsabile di più di una struttura, con le difficoltà e le limitazioni che ciò comporta sia per il personale sia per i detenuti. Fortissimo lo squilibrio tra personale di custodia e personale dell’area di trattamento preposto alla reintegrazione sociale delle persone detenute: il rapporto medio negli istituti visitati era di un poliziotto penitenziario ogni 1,6 detenuti e di un educatore ogni 91,8 detenuti.

«Durante la loro visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e la Ministra della Giustizia Marta Cartabia avevano annunciato importanti riforme riguardanti il sistema penitenziario. Antigone ha elaborato una proposta riguardante il regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario», conclude Gonnella.

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