Superbonus e riciclaggio: 23 persone nel mirino delle indagini
La Procura di Nocera Inferiore, guidata dal pubblico ministero Gianluca Caputo, ha concluso le indagini su una presunta truffa milionaria legata alle detrazioni del Superbonus. L’inchiesta coinvolge ventitré persone residenti in diverse aree della provincia di Salerno, tra cui l’Agro nocerino e il sud del territorio. Gli indagati sono accusati di truffa ai danni dello Stato, ricettazione e autoriciclaggio.
Secondo le accuse, il meccanismo fraudolento sfruttava falsi crediti d’imposta generati da lavori di ristrutturazione e efficientamento energetico mai eseguiti. Gli inquirenti hanno posto particolare attenzione agli sconti in fattura e alle cessioni di credito, ricostruendo movimenti finanziari che avrebbero permesso agli indagati di ostacolare l’identificazione della provenienza dei fondi. Le presunte irregolarità risalgono al periodo compreso tra agosto e la fine del 2021.
Tra i casi emblematici c’è quello di una 78enne di Nocera Inferiore che avrebbe falsamente dichiarato crediti d’imposta per lavori su immobili di cui non era proprietaria. Grazie a questa attestazione, avrebbe stipulato contratti di cessione con Poste Italiane, ottenendo oltre 160mila euro, successivamente trasferiti su altri conti tramite bonifici per occultarne la provenienza. La donna è accusata anche di autoriciclaggio.
L’inchiesta si intreccia con il caso dell’omicidio di Hadraoui M’Ssad, un cittadino marocchino trovato senza vita a Castel San Giorgio nel gennaio scorso. La sua posizione è stata archiviata a causa del decesso, ma si ritiene che fosse coinvolto nel sistema fraudolento, avendo ottenuto 184mila euro in crediti d’imposta inesistenti. Parte di quei fondi sarebbero finiti sui conti di Gerardo Palumbo, un ragioniere incensurato ora in carcere, accusato di omicidio e ricettazione.
Un ulteriore elemento dell’indagine riguarda una 33enne di Pagani, rappresentante legale di una società che avrebbe ricevuto oltre 3 milioni di euro attraverso bonifici relativi a lavori mai effettuati. Gli indagati hanno ora 20 giorni per fornire dichiarazioni prima che il magistrato decida se richiedere i rinvii a giudizio.