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Passaporto verde, i ristoratori napoletani: «Restrizione ingiustificata, ci sentiamo penalizzati»

Sarà presto obbligatorio esibire il passaporto verde per mangiare o a bere in un locale al chiuso. Per questo, tra le associazioni di categoria c’è preoccupazione per l’effetto che questo avrà sulle loro attività. «Ci sentiamo delle cavie – afferma Massimo Di Porzio, presidente Fipe Confcommercio Campania – come categoria saremmo stati d’accordo se l’utilizzo del green pass fosse stato adottato in presenza di zone gialle e arancioni così da evitare nuove chiusure e per l’accesso in tutti i luoghi al chiuso anche per i trasporti. Invece ancora una volta ci troviamo di fronte a un provvedimento che per noi costituisce una restrizione, una limitazione che non ha ragione di esistere. Così si continua a penalizzare solo la ristorazione».

A preoccupare sono da una parte le disparità tra locali che hanno uno spazio all’aperto e quelli che invece ne sono privi e dall’altra la risposta dei potenziali clienti. «I locali con soli posti al chiuso potrebbero essere penalizzati da vicini concorrenti con posti all’aperto – sottolinea Di Porzio – e inoltre non bisogna dimenticare che nuclei familiari con bambini di 12-13 anni che non hanno ancora avuto il vaccino, cosa molto frequente considerando che il 40 per cento della popolazione non è ancora stato vaccinato, saranno costretti a non scegliere locali al chiuso».

Per quanto riguarda l’organizzazione dei locali, all’ingresso ci sarà un addetto che chiederà di esibire il green pass la cui autenticità sarà verificata attraverso l’App ministeriale “Verifica C-19” ma i ristoratori non intendono chiedere ai clienti anche un documento d’identità.

«La legge non lo prevede – evidenzia Di Porzio – noi non siamo pubblici ufficiali e questa non può essere una nostra responsabilità. Il mio augurio – conclude il leader Fipe Campania – è che con il green pass le persone si sentano più sicure e magari anche chi non usciva a mangiare fuori ora lo farà sapendo che tutte le persone all’interno dei locali sono vaccinate».

Sarà obbligatorio il green pass per tutti coloro che vogliano sedersi a mangiare o a bere in un locale al chiuso e tra le associazioni di categoria c’è preoccupazione per l’effetto che questo avrà sulle loro attività. «Ci sentiamo delle cavie – afferma Massimo Di Porzio, presidente Fipe Confcommercio Campania – come categoria saremmo stati d’accordo se l’utilizzo del green pass fosse stato adottato in presenza di zone gialle e arancioni così da evitare nuove chiusure e per l’accesso in tutti i luoghi al chiuso anche per i trasporti. Invece ancora una volta ci troviamo di fronte a un provvedimento che per noi costituisce una restrizione, una limitazione che non ha ragione di esistere. Così si continua a penalizzare solo la ristorazione».

A preoccupare sono da una parte le disparità tra locali che hanno uno spazio all’aperto e quelli che invece ne sono privi e dall’altra la risposta dei potenziali clienti. «I locali con soli posti al chiuso potrebbero essere penalizzati da vicini concorrenti con posti all’aperto – sottolinea Di Porzio – e inoltre non bisogna dimenticare che nuclei familiari con bambini di 12-13 anni che non hanno ancora avuto il vaccino, cosa molto frequente considerando che il 40 per cento della popolazione non è ancora stato vaccinato, saranno costretti a non scegliere locali al chiuso».

Per quanto riguarda l’organizzazione dei locali, all’ingresso ci sarà un addetto che chiederà di esibire il green pass la cui autenticità sarà verificata attraverso l’App ministeriale “Verifica C-19” ma i ristoratori non intendono chiedere ai clienti anche un documento d’identità.

«La legge non lo prevede – evidenzia Di Porzio – noi non siamo pubblici ufficiali e questa non può essere una nostra responsabilità. Il mio augurio – conclude il leader Fipe Campania – è che con il green pass le persone si sentano più sicure e magari anche chi non usciva a mangiare fuori ora lo farà sapendo che tutte le persone all’interno dei locali sono vaccinate».

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